La robotica industriale nella sua evoluzione ha liberato i processi sia industriali che creativi. Qualche anno fa un regista teatrale ha proposto l’interazione tra una macchina e un essere umano. È stata una delle esibizioni più incredibili viste sul palco.
Aurélien Bory, artista, regista e scenografo, ha testato l’interazione tra uomo e macchina nell’opera “La società 111”, in cui due uomini (gli artisti Olivier Alenda e Olivier Boyer) e un braccio robotico industriale di alta precisione KUKA hanno sfidato la gravità con un tocco di commedia.
Lo spettacolo, chiamato Sans Objet del circo francese, in cui un robot Kuka a 6 assi, ha dimostrato le sue abilità in un processo industriale di movimentazione di pezzi pesanti nell’industria automobilistica dell’anno 1970, è stato uno dei protagonisti di questo lavoro sviluppato, con incredibili movimenti acrobatici che ha imitato dai personaggi umani, espressivi e di gioco in cui ha mostrato una sorta di danza, abbastanza abile ed abbastanza potente da sollevare le persone senza sforzo e toreare i loro corpi in aria.
Sans Objet confronta il corpo umano con la tecnologia sotto forma di un braccio robotico che presente al centro del palco. Qui l’uomo e il robot sono partner. Ciò che conta è l’ approccio: l’uomo e la macchina sono intrappolati in uno spazio artistico.
Tristan Baudoin, il tecnico del suono e della luce responsabile del funzionamento di KUKA e della programmazione del software Windows 95 che lo esegue, dice : “È un robot elaborato, abile, potente e veloce, che riesce ad attirare l’attenzione anche solo per il suo movimento fluido e pulito ”
Bory dice: “Con Sans objet volevo portare un robot industriale sul palco che avesse avuto la forza di spostare tutti gli elementi della decorazione, così come con gli attori. In quanto tale, la macchina diventa la protagonista a sé stessa”.
Sans Objet, diretto da Aurélien Bory in una collaborazione artistica di Pierre Rigal, presenta il funzionamento e la programmazione del robot di Tristan Baudoin, composizione di Joan Cambon, progetto illuminotecnico di Arno Veyrat, progetto sonoro di Stéphane Ley e disegno costume di Sylvie Marcucci. Un’arte spettacolare che mescola circo, danza e teatro.
I robot sono per l’industria manifatturiera, ma l’eleganza di movimento e la singolare armonia delle linee, li permettono di essere anche impiegati nel ruolo di protagonisti indiscussi nell’intrattenimento e nella cultura.