Ascoltando la voce e gli stereotipi popolari, l’industrializzazzione robotica porterebbe ad un decremento di occupazione tale da mettere in serio pericolo la stabilitá sociale nelle nazioni. L’operaio viene sostituito dalle macchine e diventa un disoccupato.
Secondo un articolo pubblicato pochi giorni fa su una rivista di settore molto importante degli Stati Uniti d’America, è luogo comune pensare che l’industria manufatturiera sia predestinata a scomparire quasi definitivamente per essere sostituita dalle macchine robotizzate.
Questo giornalista riferisce che in soli 10 anni, dagli anni 2000 fino al 2010 negli USA e Canada, sono stati eliminati piú di 5,6 ml di posti di lavoro legati sempre al mondo manufatturiero.
Pensandoci molto bene, questo argomento e questi dati possono essere tranquillamente compatibili e proporzionati alla realtá di “casa nostra”.
La statistica effettuata evidenzia che solo un 13% ha causa legata all’importazione di prodotti a basso costo con concorrenza sleale e con dazi nettamente diversi dalla Nazione di consegna, mentre la restante percentuale, circa 87% , si riferisce all’eliminazione dei posti di lavoro operai per sostituzione con mezzi automatici. Questa tabella manda nel panico tutti!
I dati peró devono essere interpretati e compresi a 360 gradi.
Nel mondo contabile e statistico si registra infatti una realtá nettamente diversa: negli Usa la produzione indistriale è cresciuta piú del 40% negli ultimi 20 anni pari ad un record di 2.4 mld di dollari. È un traguardo pazzesco! Questo ha permesso uno sviluppo importante del personale collaborativo, non piú legato al mondo manufatturiero ma impiegatizio, con stipendi migliori e prospettive dignitose e soprattutto con ruoli gratificanti e con prospettive. I dipendenti sono piú istruiti e qualificati e forniscono loro stessi ottime soluzioni di sviluppo del prodotto stesso e di presentazione sul mercato mondiale. I dipendenti diventano non piú realizzatori e manovali del prodotto ma titolari del prodotto stesso.
Quando l’Azienda cresce, crescono anche i collaboratori e si modificano le mansioni. La fabbrica elimina l’utilizzo umano usato come completezza di produzione per rivalutare la pensona e la sua indole. Un addetto al carico attrezzature puó diventare responsabile del suo settore nella scala a piramide.
La tecnologia rende liberi: sviluppa l’intelletto e la volontá di crescere. Solo migliorandosi si puó continuare ad esistere. Il luogo comune presentato precedentemente è solo una dimostrazione della paura e diffidenza che un operaio sente per la richiesta di modifica della propria mansione.
I periodi di forti investimenti industriali e di “rivoluzioni industriali” hanno sempre apportato un aumento del PIL nelle nazioni: questo include non solo benessere ma anche, e soprattutto, sicurezza sul lavoro e qualitá della vita, portando un ciclo positivo all’evoluzione della societá.
Conclusioni:
I ROBOT NON PORTANO VIA IL LAVORO…
LO MIGLIORANO!
Daniela Giroldo